« Per 39 mesi alleati e nemici hanno proclamato il valore militare, le qualità guerriere, le virtù umane del nostro soldato, che ha affrontato per terra e sul mare, come nei cieli, le due più grandi Potenze moderne // L’8 settembre come il 25 luglio tradimento e insipienza, egoismo e viltà dei capi hanno compromesso l’esito della guerra, ma non hanno offuscato l’onore di chi l’ha combattuta // Quest’onore è restato la forza per la riscossa italiana e la garanzia della ripresa nazionale e internazionale del Paese. // Per questo la Decima combatte»
Decima Flottiglia M.A.S. - Volantino
Voce tra le catene.
Il testo integrale del volantino sopra citato è un semplice pezzo di carta dai caratteri neri su fondo bianco. Trasversalmente sullo sfondo compare la scritta: 25 luglio / 8 settembre in campo rettangolare carta da zucchero chiaro, avvolto da un serpente di colore verde.
Questo “semplice pezzo di carta” è in realtà un frammento importante di storia patria e dovrebbe stare in museo. In un museo dedicato a chi s’è veramente battuto per l’Italia e il suo più che diviso e frastornato popolo. Il resto delle opinioni su cosa siano e dove devono o dovrebbero stare i frammenti della nostra vera storia, me lo si conceda, sono solo chiacchiere.
Ricapitoliamo brevemente la storia del colpo di mano intentato per incatenare l’unica forza combattente italiana in grado d’opporsi sia al tradimento dei “nominali” capi della massoneria italiana di casa Savoia, nonché del frammassone Pietro Badoglio, sia all’invasione dell’Italia.
In pratica sul finire del 1943 il segretario del Partito Fascista Repubblicano, Alessandro Pavolini, progetta di trasferire un cospicuo numero di soldati appartenenti al Reggimento San Marco, in quel momento facente parte delle formazioni combattenti della Xa M.A.S., nella costituenda G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana). I motivi addotti sono che si desidera rafforzare la G.N.R. per combattere i “partigiani” stanziati in Piemonte, alleati degli angloamericani e avversi alla R.S.I. (vedere utilmente XIII parte).
Sulla “trasparenza” del direttivo della R.S.I. si riporta una seconda volta quanto Sergio Nesi ha scritto: «quella della necessità di inviare un migliaio di marò in Piemonte per combattere i partigiani era veramente un falso scopo, perché il vero scopo era quello di impossessarsi del tesoro della IV Armata. Questa grande unità, dislocata in Francia al momento dell’armistizio, era rientrata subito in Italia disperdendosi in formazioni più o meno grandi per tutto il Piemonte. Il generale Raffaello Operti era l’intendente della IV Armata e, disponendo dei fondi di quella grande unità, aveva iniziato l’organizzazione di un certo numero di ufficiali alle sue dipendenze. Il 9 novembre, il C.L.N. piemontese, costituitosi poco dopo l’armistizio, aveva nominato Operti come comandante militare unico (forse perché era l’unico ad avere in custodia la cassa della IV Armata). Operti in quei primi giorni di novembre aveva versato al Partito d’Azione una prima tranche di circa 40 milioni di franchi. Il 9 e il 12 dicembre due esponenti del C.L.N. (Passoni e Florio) si erano recati in provincia di Cuneo e precisamente a Narzole e avevano ritirato 149.844.269,70 franchi francesi e 30.000 lire italiane. Complessivamente, il generale Operti aveva versato al C.L.N. 190.114.659,70 franchi francesi e 12.030.000 lire italiane. Questo è il vero motivo della lotta antipartigiana, per la quale Pavolini, Ricci e Ferrini avevano cercato di impadronirsi dei marò della X» (Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese un Principe un Comandante un Marinaio, op. cit., pp. 256-257).
All’atto pratico, attaccando la Decima, si è voluto smembrare un Corpo di Volontari autonomo, interamente italiano, non politicizzato e in grado di combattere anche in accordo con il Comando germanico. E questo ricordando che alcune decine di migliaia di italiani già combattevano volontariamente nelle fila tedesche a vario titolo.
Certamente il direttivo della R.S.I. intendeva possedere un esercito politicizzato, ma chiunque si era reso conto che tale esercito non si poteva creare in una manciata di mesi. Inoltre molti italiani non desideravano fare parte né di un “esercito politicizzato” e neanche di combattere nelle fila germaniche, ma solo ed esclusivamente battersi volontariamente per difendere il suolo patrio dall’invasione angloamericana.
Non solo: la primaria necessità, se si voleva effettivamente combattere, era di mettere in linea il più rapidamente possibile delle truppe in grado di affiancare l’alleato tedesco.
Oggi l’esame dei fatti storici non è un puro “esercizio accademico”, ma un lavoro che deve essere necessariamente svolto affinché si sappia finalmente che cosa successe in quei giorni. È necessario lavorare per estrapolare la verità dei fatti dalla solita “storia” dipinta certamente con differenti colori a seconda di chi la verga, ma sempre e comunque falsa nella sostanza.
Il primo quesito da risolvere è il seguente: qual’era il vero intento di Mussolini, Pavolini, Graziani, Ricci e Ferrini?
In pratica: il volersi creare un esercito politicizzato, cercando d’intralciare chi già combatteva, è stato solo l’ennesimo atto d’incapacità e di stupidità, oppure c’era dell’altro?
In ogni caso chi “pagò” fu l’ultima ruota, ovvero Ferruccio Ferrini che perse il comodo posto di lavoro, dopo il mancato tentativo di togliere di mezzo il Comandante Borghese.
Si architettano chiacchiere sulla Decima.Per una migliore comprensione della vicenda che porta prima all’arresto del Comandante Borghese (vedere utilmente le parti XIII, XIV, XV e XVII) e poi allo strascico controproducente che ne consegue, è utile prendere visione di altri documenti.
Ecco la trascrizione di un paio di testi dattiloscritti conservati presso l’I.S.E.C. (Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea, di Sesto San Giovanni). Il primo datato 21 maggio 1944 è sostanzialmente un elenco di accuse mosse nei confronti della Xa Flottiglia M.A.S. Il secondo è la puntuale risposta del Comandante Borghese (1), datato 31 maggio 1944.
25653 [A matita in alto a destra]
1) Molti ufficiali sono di sentimenti badogliani; i sottufficiali e la truppa sono migliori, ma finiscono per seguire le direttive e gli atteggiamenti degli ufficiali; molti, specialmente ufficiali e sottufficiali, difronte alla loro responsabilità, dicono chiaramente “io tiro a campare” oppure “io sono qui per il 27”.=
2) le mense sono affidate a privati; di qui il malcontento della truppa, che si lagna di ricevere i viveri in quantità inferiore alle tabelle, che le economie non si sa dove vadano a finire, che spesso il rancio sia scarso mentre si allestiscono pesanti caldai di minestrone per i maiali in allevamento.
3) la truppa è abbandonata a sé stessa, non riceve istruzioni, ozia; pare che il “Barbarigo” sia partito per il fronte di Nettuno senza addestramento. Vi sono elementi arruolati da tempo che restano in caserma, mentre vengono avviati al fronte altri appena arruolati.
4) È insistente la voce secondo cui il maggiore Bardelli, comandante del “Barbarigo”, anziché starsene in linea con i suoi uomini, trascorrerebbe intere giornate a Cinecittà.
5) Si dice pure che alcune missioni belliche siano fallite perché effettuate con mezzi inefficienti.
6) Recentemente è stato dato l’ordine di ripristinare il vecchio saluto militare. L’ordine è partito dalla X^ e per qualche giorno i militari hanno salutato portando la destra alla visiera.
7) Alla X^ sono stati trovati manifestini sovversivi; ufficiali nelle ore di guardia, ascoltavano radio Londra; molti si “sono arruolati per mangiare”.
8) Un rilevante numero di appartenenti alla X^, fra cui molti ufficiali, sono antifascisti e antitedeschi.
9) Il contegno dei militari della X^ è oggetto di poco simpatici commenti da parte della popolazione. In occasione delle operazioni di rastrellamento cui hanno partecipato, hanno suscitato l’indignazione per avere compiuto cattive azioni e per le loro sparatorie inutili, che terrorizzano le persone, e fra l’altro hanno portato anche alla morte di una donna.
10) Presso il reparto di Sesto Calende, il Comandante Mario Arillo, comandante in 2^ della X^, ha pronunciato, durante un discorso al personale queste infelici parole: “Se vincono i tedeschi siamo perduti; se noi vinciamo con i tedeschi ci daranno qualche cosa; se vincono gli anglo americani non periremo”.
11) Il 5 corrente il Comandante Arillo, agli equipaggi riuniti in adunata ha detto fra l’altro: “L’offensiva aerea nemica ha sconvolto tutti…
[A piè di pagina, con pena stilografica, è stata vergata la nota seguente] Incaricato il Comte Borghese di svolgere inchiesta e riferire il più esattamente possibile su tutti i punti // [monogramma] 21 – 5 – 44 xxii Risposta agli undici “capi di accusa”.
Il secondo documento firmato da Junio Valerio Borghese è sostanzialmente il testo che dev’essere servito per la stesura della risposta ufficiale alla richiesta d’informazioni riguardante la lettera contenente gli undici “capi di accusa”. Tutte le parti cancellate successivamente a matita sono state comunque riportate. Nella seguente trascrizione non figurano i punti delle «Informazioni raccolte»; in ogni caso tutti e cinque i fogli sono stati riprodotti e inseriti nel presente lavoro. Lo scritto non è scevro d’una certa ironia, dettata dal fatto che mentre c’è chi calunnia e trama, qualcun altro si batte e muore al fronte. Si denunciano anche gli attentati subiti dalla Xa Flottiglia M.A.S. e l’operato di “veri agenti provocatori spesso coperti da cariche pubbliche” all’occulto servizio della parte avversa.
25648 [A penna a margine destro] [Testo del primo foglio, dattiloscritto] circa informazioni raccolte sul conto della 10^ flottiglia mas = Osservazioni del Comandante borghese- – I sentimenti badogliani degli Ufficiali-Sottufficiali e marinai della X^ si manifestano attraverso questi fatti:
Per mare: n. 27 missioni di guerra contro il nemico compiute dai mezzi d’assalto // n. 36 missioni di guerra contro il nemico compiute dai M.A.S. e M.S.
Perdite inflitte: 1 C.T. [caccia torpediniere] – 4 corvette
- – Le lagnanze degli equipaggi per le mense sono dovute all’adozione delle nuove tabelle alimentari concordate fra Ministro FF.AA. e Autorità Germaniche; tali tabelle sono in effetto insufficienti al marinaio italiano. Di ciò possono fare fede gli Ufficiali della X^ Flottiglia M.A.S. – essendo il rancio alla Flottiglia unico per tutti fin dal 9 settembre 1943. Non si ha notizia dell’esistenza di maiali nell’interno della 10^ Flottiglia M.A.S.
- – L’addestramento degli equipaggi della X^ avviene attraverso a scuole appositamente attrezzate; Scuola di Ardimento – situata al Lido di Camaiore. // Scuola Pilotaggio Med. D’Oro Todaro – a Sesto Calende // Scuola Palombari e Sommozzatori – a Portofino // Scuola Gamma – situata a Valdagno // Scuola Paracadutisti – situata a Jesolo. // Tali corsi sono in funzione fin dal dicembre 943 =, risultano probabilmente sconosciuti all’informatore. // Il Barbarigo è partito per il fronte di Nettuno con addestramento superficiale e non ultimato – come è stato anche certificato dal Maresciallo Graziani durante sua ispezione a detto Battaglione prima della sua partenza. // Si è voluto che partecipasse alla battaglia per la difesa di Roma – anche se non completamente addestrato – perché in tale grave frangente almeno un battaglione appartenente alle FF. AA. Repubblicane fosse in linea a fianco degli alleati. // ./.

- – Il Comandante Bardelli – del Battaglione Barbarigo è il creatore comandante [a matita] del primo battaglione – e per ora unico – delle FF. AA. Repubblicane che sia sceso in linea contro il nemico. // Se non altro per questo, meriterebbe il rispetto degli italiani. // Ha dovuto recarsi spesso a Roma per provvedere personalmente all’approvvigionamento del materiale necessario per completare l’armamento e l’equipaggiamento del suo Battaglione, cosa che ha fatto con pieno successo malgrado le enormi difficoltà ed il nessun aiuto da parte dei rappresentanti delle FF. AA. Nella cosidetta città aperta di Roma. // Si fa osservare che Cinecittà – ove viene riferito il Comandante Bardelli trascorresse intere giornate – è stata trasformata in un grande magazzino della Todt.
- – Nessuna delle missioni eseguite è finora fallita: malgrado che i mezzi siano stati specie per le prime missioni – realmente poco efficienti – perché vecchi e rapidamente rimessi in ordine dagli stessi uomini della X^ - per la gran volontà di potere al più presto scendere in mare ad incontrare il nemico.
- – Tutti i militari della X^ salutano romanamente da quando è stato impartito l’ordine dal Ministero FF. AA.. La notizia è perciò totalmente e completamente falsa.
- – Non solo manifestini ma anche bombe a mano sono stati lanciati dai sovversivi contro la Decima. // ./.
- – Vedi numero 1
- – La popolazione della Spezia – ed in seguito quella di molte altre Provincie d’Italia – ha fattivamente voluto dimostrare la sua simpatia [sovrascritta a matita su altra parola, illeggibile] per i marinai della X^ – aprendo sottoscrizioni popolari per dotare la Flottiglia di nuovi mezzi d’assalto. Solo a Spezia – e con versamenti non superiori a L. 10 – la somma raccolta sorpassa il milione e mezzo. // Centinaia e centinaia di lettere pervengono al C.te Borghese per testimoniare l’ammirazione del popolo italiano per i suoi migliori figli = quelli che combattono nei ranghi della Decima.
- – Le parole citate sono effettivamente state dette dal Comandante Arillo – che ha ripetuto parola per parola quanto udito in una conferenza da un membro del governo sociale repubblicano. // Il Comandante Arillo è stato dal C.te Borghese ripreso per l’inopportunità di ripetere una tale frase in ambiente nel quale poteva essere male interpretata.
- – Non si ritiene poter prendere in considerazione la segnalazione – in quanto una frase monca – estratta da un discorso – non può dare l’idea del significato attribuitole dall’oratore.
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
- – Non posso celare l’amarezza che provo nel constatare quanto poco e male sia conosciuta la fattiva – costruttiva e feconda opera della gloriosa Decima Flottiglia M.A.S.: informazioni così grossolanamente false ed ingiuriose non dovrebbero essere considerate degne di attenzione e tanto meno di contraddittorio. // ./.

- – Mi è doveroso – nell’occasione – far presente che dal duce pervengono numerose segnalazioni di inconvenienti ed irregolarità attribuite agli appartenenti della Decima – tutte desunte da informazioni più o meno attendibili – mentre non è fino ad oggi pervenuto a questi bravissimi marinai un solo segno che il duce sia stato informato delle azioni di guerra a cui hanno preso e prendono valorosamente parte – alcuni cadendo per la Patria – molti altri guadagnandosi decorazioni al valore da parte dei germanici.
- – Si ritiene infine Ritengo [parola a matita e parzialmente sovrascritta] necessario sia posta fine una volta per sempre al malcostume delle segnalazioni vaghe – anonime – e denigratorie =, colpendo inesorabilmente sotto imputazione di calunnia e diffamazione a carico delle FF. AA. Repubblicane i delatori – veri agenti provocatori spesso coperti da cariche pubbliche sotto cui nascondono loro interessato odio contro chi compie il proprio dovere per la Patria – quando la delazione appaia, come nel caso presente – dolosamente bugiarda.= //
Il Comandante J. Valerio borghese [sotto segue firma e a lato timbro: stato maggiore marina – repubblica sociale italiana – Ufficio del Sottocapo di Stato Maggiore Operativo] //

Anche dalle sole parole di Borghese rimane chiaro che si ha, oggi, rileggendo tali documenti, l’impressione di stare ad una “corte dei miracoli” rimessa in piedi solo ed esclusivamente per poter contenere gli entusiasmi e le spinte combattive di chi non si vuole arrendere e desidera battersi per l’Onore d’Italia.
Ovvero: il “direttivo” della R.S.I. si stava effettivamente dando da fare per arginare l’invasione dell’Italia o, come s’è già detto esplicitamente in precedenza, l’intento o gli intenti erano ben altri?
A conclusione di quest’ulteriore capitolo sulle vicende imbastite per limitare l’operatività della Xa Flottiglia M.A.S. si può trascrivere un passo di Nesi: «Non importavano gli effetti di quell’intervento della X Flottiglia M.A.S., praticamente irrisori nell’economia di quella grande battaglia. L’importante era di essere in mare, per testimoniare che la Flottiglia non si era arresa, non si era consegnata al nemico, che su nessuno dei suoi battelli era stato issato uno straccio nero o era stato dipinto sulle prore un cerchio altrettanto nero. La Decima avrebbe combattuto così per tutta la Marina, per lottare e cadere con onore, per restituire alla Marina quell’Onore perduto con la consegna della flotta senza combattere, con una vergognosa resa senza condizioni. La mano di un ignoto marò aveva tracciato con un gessetto sulla fiancata del primo autocarro un motto, che divenne immediatamente il motto di tutti i Mezzi d’Assalto: “Con poca prora per l’insidia vasta”, motto che riassumeva in forma poetica il pensiero del Comandante» (Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese un Principe un Comandante un Marinaio, op. cit., pp. 288-289).
Motto che viene successivamente ripreso anche da Pasca Piredda. Note.Il disegno del volto di Benito Mussolini e i documenti trascritti e duplicati provengono dall’I.S.E.C., Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea – Archivio Fondazione Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea (Isec), Sesto San Giovanni, Fondo Odoardo Fontanella, rispettivamente b. 50, fasc. 219 e b. 50 fasc. 218.